Quale futuro vuole La7?

Definizione di satira, dizionario Sabatini-Colletti: “Genere della letteratura latina, prima teatrale poi solo poetico, che mette in ridicolo personaggi, ambienti o costumi con toni comici o sarcastici e intenti moralistici. Qualunque opera letteraria o artistica, vignetta, discorso, atto che abbia intenti satirici nei
confronti di persone, istituzioni e classi sociali”. Checché ne dicano i critici che criticano, la satira non è soltanto una barzelletta che fa sganasciare o un porno con le stelline (o farfalline) disegnate fra l’inguine e l’ignoto.

Non è neppure oggettiva, meglio se ampiamente soggettiva: cioè che suscita reazioni e sentimenti – non per forza risate – in numerose persone. Un, due, tre stella è semplicemente un programma di satira che, fra tanti difetti evidenti e tante buone intuizioni, esagerazioni volontarie e improvvisazioni apprezzabili, va rivisto e rivisto ancora – prima di giudicare con snobismo - perché ci riconsegna Sabina Guzzanti, un’artista che può piacere e che può deludere, ma che rappresenta la fine di un esilio. Di un’epoca non definitivamente estinta, ma abilmente camuffata dietro i tecnici e i sobri: manca questo passaggio nei racconti di Sabina Guzzanti, ancorata a un passato che esiste in veste diversa. Non è interessante cercare un significato fra chi s’accapiglia per difendere sommariamente la Guzzanti e chi s’infuria stilando pagelle severe con quell’irrimediabile stile professorale: a tratti la trasmissione attira l’attenzione, a tratti confonde e disperde.

La prima sensazione è che rivedere la Guzzanti, stavolta su La7 di Telecom Italia, è una buona notizia per tutti, anche per chi detesta la Guzzanti. Perché la rete di Gianni Stella, l’amministratore delegato detto “er canaro”, è un presidio di potere di Telecom Italia che deve mediare le sue ambizioni televisive con le sue strategie (molto, ma davvero molto più importanti) aziendali. Nonostante Stella sia così attento a ridurre le perdite in bilancio, La7 non è un centro d’affari per Telecom Italia, ma uno strumento essenziale per lucidare un potere di un tempo che è completamente cambiato.

Ospitare un’artista che sbeffeggia il governo di Mario Monti e il ruolo del Quirinale non è certamente un esercizio di coraggio, ma il viaggio di ritorno verso una televisione normale e accettabile: libera, si può dire? Il problema è che l’esordio di Un, due, tre stella non ha scatenato l’entusiasmo nei vertici di La7 che pensano: va bene, Sabina, occhio a non esagerare. Perché se esageri, ti chiudiamo (come da contratto). Questo è un periodo fondamentale per La7, che deve conoscere il suo futuro, se diventare grande oppure restare piccina; se ritrovare l’abbrivio che emanava il telegiornale di Enrico Mentana oppure ingolfarsi con programmi inutili (vedi l’Aria che tira di Mirta Merlino); se imitare una Rai3 cadente che Paolo Ruffini s’è portata con sé oppure creare un modello nuovo.

Carlo Tecce - 18 marzo 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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